L' ex chiesa di S. Giovanni Elemosiniere poi detta di S. Antonio era sita in contrada S. Vito, cioè nei pressi dell’oratorio di S. Vito, e spesso si precisa, nei manoscritti del ‘600 e del ‘700, che è in piazza, in platea.

Nell’archivio della Curia di Nardò ho trovato due bolle su pergamena. La prima di Mons. Antonio de Caris, barese, vescovo della diocesi neretina dal 1507 al 1517, con la quale nel 1512 elegge cappellano della Chiesa di S. Giovanni E. di Casarano Don Francesco de Blasi; la seconda di Mons. Giovan Battista Acquaviva D’Aragona, che fu vescovo dal 1536 al 1569, con la quale designa Don Nardo de Blasi a Cappellano della medesima chiesa. In questa se­conda bolla si accettano dopo che si era tenuto il rituale processo — le prove dimostrative esibite alla curia vescovile, il 3 giugno 1562, da S. Ecc. Donna Aurelia de Capua, vedova di Gurello Filomarino iunior, madre tutrice e balia di Cornelia, Lucrezia e Giulia Filomarino. Con queste prove viene dimostrato che lo jus patronatus di nominare e presentare il rettore e cappellano della chiesa di S. Giovanni E. era stato sempre legittimamente posseduto dalla «...baronal corte di Casarano da tempo che non è in memoria da homo» e, per limitarci ai baroni del ‘500, lo ebbero Gurello Filomanino senior, prima, e poi l’omonimo nipote, suo successore, Gurello Filomarino iunior, marito di Donna Aurelia de Capua. Dunque questo diritto si trasmetteva da feudatario a feudatario, e noi sappiamo che nel 1508 i feudi di Casarano Grande e di Casarano Piccolo passarono da Giovanna Tomacelli a Gurello Filomanino senior ~ Ma l’interessante discorso, quantunque complesso, sui feudatari di Casarano lo riprenderemo, forse, in altra occasione.